Quando lo sport aiuta a vivere: la storia di tre atleti che sono “rinati”

Quando lo sport aiuta a vivere: la storia di tre atleti che sono “rinati”

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Quando sentiamo dire che lo sport fa bene, che fare attività fisica aiuta a superare ostacoli, che il fitness fa bene a corpo e mente, annuiamo. Lo facciamo così, in modo un po’ svogliato perché è una di quelle frasi che abbiamo sentito dire così tante volte che ormai quasi non ci facciamo più caso. Ma soprattutto, è una di quelle frasi a cui non diamo particolare peso. Ed è qui che sbagliamo. Tutti, noi compresi. Nel momento in cui diamo lo sport come un qualcosa di scontato, come qualcosa che serve solo per dimagrire o per sentirci in forma stiamo levando onore ad un’attività che veramente, in alcuni casi, ha salvato la vita di qualcuno. Abbiamo avuto testimonianze di persone grazie all’attitudine mentale acquisita facendo sport, sono riusciti a combattere malattie grandi, e altri che grazie allo sport hanno trovato la voglia di rinascere e di rimettersi in gioco. Vediamo allora insieme alcuni nomi di grandi personaggi sportivi da cui prendere esempio e di cui ricordarsi ogni giorno, quando varchiamo la soglia della palestra!

La storia e le frasi celebri di grandi atleti che sono “rinati” grazie allo sport

Alex Zanardi: “La vita è sempre degna di essere vissuta e lo sport dà possibili incredibili per migliorare il proprio quotidiano e ritrovare motivazioni”.

È l’esempio concreto di chi, tramite lo sport, è riuscito a superare un trauma pazzesco come la perdita di entrambe le gambe. La storia la conosciamo purtroppo tutti: per un grave incidente automobilistico del Lausitzring che gli causò l’amputazione delle gambe, Zanardi venne sottoposto a decine e decine di interventi chirurgici prima di poter ricominciare a sperare di poter avere un futuro. Ma immaginate come deve essere, da un giorno all’altro, non poter più contare sulle vostre gambe. Zanardi però ha sempre avuto un atteggiamento positivo nei confronti della vita, ha scherzato sull’incidente e dopo poco tempo è tornato in pista. Ma non basta, Alex ha deciso di partecipare a svariate manifestazioni sportive per atleti disabili, specializzandosi nel paraciclismo. Ha vinto molte medaglie, compreso l’oro ai giochi paralimpici.

Bebe Vio: “Ho sempre saputo che avrei potuto ricominciare a fare scherma. Quando l’ho chiesto ai medici mi hanno, diciamo, sputato in un occhio. Quando l’ho chiesto a quelli delle protesi, si sono messi a ridere. Però io fin da subito ho capito che sarei riuscita a ritornare”.

Classe 1997, Beatrice è una di quelle ragazze che ha un sorriso talmente disarmante che ci si chiede come faccia. La sua storia è conosciuta: all’età di 11 anni venne colpita da una meningite gravissima che le causò un’infezione e la necrosi di avambracci e gambe. All’ospedale le dissero che c’era un’unica soluzione: amputare. E così Bebe Vio ha perso le braccia e le gambe per una malattia quando era ancora una bambina. Ma la forza d’animo, la voglia di vivere normale e la volontà di tornare a fare sport hanno avuto la meglio. Nulla era impossibile e solo dopo un anno dalla malattia Bebe Vio aveva una protesi speciale che le permetteva di tenere il fioretto in mano. Così è tornata a fare sport, Bebe ha ripreso la sua vita e ha deciso di trasmettere a tutti questa sua forza diventando oltre che campionessa mondiale e paralimpica anche una testimonial per le campagne di vaccinazione contro la meningite e per l’importanza dello sport come strumento per una rinascita.

Monica Boggioni: “Nella vita ti diranno che non ce la farai, tu rispondi : Guarda come si fa”

Altra atleta giovanissima da cui prendere esempio? Monica. Classe 1998 è affetta da una sofferenza cerebrale con una diplegia spastica degli arti inferiori. Gliela diagnosticano da piccola. Quando aveva solo due anni. Un dolore enorme, per lei che si sentiva impossibilitata a fare tutto ciò che avrebbe voluto, e per i genitori. Come si supera? Come fare a far star meglio Monica? A queste domande risposero i medici che consigliarono alla famiglia di farle fare nuoto. E così Monica si tuffa in vasca e non ne esce più fin quando non ottiene il titolo di campionessa italiana assoluta nei 50 farfalla, 100 e 400 stile libero. Nel 2016 la sua patologia pare peggiorare, ma un anno dopo, nel 2017, stabilisce il record del mondo nei 50 rana, 50 dorso e 200 stile. Nessuno stop, nessun rallentamento nella vita di Monica nonostante tutto.